A caccia di cibo nei cassonetti della spazzatura. Effetto crisi, la spesa di disoccupati e pensionati

Benessere e povertà convivono nel centro di Roma. C’è chi pranza al ristorante e chi, a pochi metri di distanza, rovista nel cassonetto alla ricerca di un tozzo di pane. Anche questa è la capitale. La Caritas avverte: la povertà sta aggredendo il ceto medio.

Non sono più, dunque, solo i senzatetto o i rom a frugare tra i rifiuti. Da qualche anno non è difficile sorprendere italiani, pensionati o anche cinquantenni disoccupati, ad “ispezionare” la spazzatura. La mattina si aggirano tra i banchi del mercato al Testaccio, a Trastevere, a Monteverde o a San Pietro. Persone distinte. All’apparenza normalissimi clienti, e fino a pochi anni fa lo erano. Guardano i prodotti esposti sulle bancarelle: frutta, pane, verdura, pesce e carne. Sembra che valutino la merce esposta. Poi all’improvviso, ma con molta discrezione, si avvicinano alle buste gialle degli scarti vegetali. Un’occhiata svelta per individuare il residuo “buono”, prima di infilare rapidamente la mano e via tra la folla. La loro “spesa”, quando va bene, è un’arancia, una mela o un pomodoro andato a male, in alternativa qualche foglia di lattuga o il gambo di un carciofo. “Pensano di passare inosservati  –  spiega Gaetana Machi, una fruttivendola del Testaccio  –  ma non è così. Li vediamo e facciamo finta di niente. Per noi è doloroso riconoscere i nostri ex acquirenti che frugano tra gli scarti”.

È un fenomeno, spiegano diversi commercianti dei mercati, che c’è sempre stato ma che negli ultimi tre anni ha conosciuto un forte incremento: “Ho questa attività al Testaccio dal 1953  –  spiega il signor Luciani, titolare di un banco alimentari  –  ma quello a cui assisto da tre anni è incredibile. Non avevo mai visto così tanti anziani rovistare nell’immondizia. Le pensioni minime, evidentemente, non sono sufficienti e così si assiste a queste scene”. A Monteverde la situazione non cambia. “Il sabato mattina  –  afferma il fruttivendolo Mario Quintaie  –  è il giorno in cui si vedono più persone rovistare nei cassonetti attorno al mercato. Prima era un fenomeno che riguardava solo gli extracomunitari, ora anche i nostri connazionali, soprattutto gli anziani”. Queste situazioni a volte imbarazzano, come racconta il macellaio Daniele Lagnani: “Capita che ex clienti passino dal bancone al retrobottega, a frugare tra gli scarti  –  dove vengono depositati momentaneamente i rifiuti. Quando li sorprendi si giustificano dicendoti che hanno il coniglio, la gallina, o la tartaruga a cui dare da mangiare”.

Il direttore dell’Istituto di igiene dell’Università Cattolica di Roma, Walter Ricciardi spiega il pericolo di malattie causato dall’ingerimento di cibo raccolto dall’immondizia: “La salmonellosi e la shigellosi sono le due patologie più facili da contrarre. Più in generale, le tossinfezioni alimentari. Ossia il rischio sia di intossicazione sia di infezione dovuto al cibarsi di alimenti ricchi di germi. Ovviamente  –  conclude Ricciardi  –  le tossinfezioni sono maggiormente pericolose su soggetti deboli, come appunto gli anziani”.

Dalla Caritas spiegano che i pensionati che rovistano nella spazzatura sono il simbolo della crisi. “Gli anziani che frugano tra i rifiuti  –  sottolinea Roberta Molina dell’associazione cattolica  –  rappresentano un ceto medio italiano che mai come in questi ultimi due anni è in grossa difficoltà. Dei servizi mensa usufruiscono, dal 2009, anche tante famiglie di nostri connazionali appartenenti a quella che si può definire ormai la “ex” classe media”.

Le azioni di sostegno a chi è in difficoltà non vengono, però, solo dalla Caritas. La solidarietà, infatti, non manca anche tra i piccoli banchi nei vari mercati di Roma: “Abbiamo imparato a riconoscere chi è nell’indigenza e con molta delicatezza, per non offenderli, gli offriamo qualche cosa  –  racconta Paolo Ticca un macellaio del mercato a Campo dè Fiori  –  come delle fettine panate o delle ali di pollo”.

Fonte: Repubblica.it



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